mercoledì 26 aprile 2017

Recensioni e Interviste "The Boy Who Believed He Could Fly" 2017

Frank Sinutre sull'Internazionale:
 

Frank Sinutre recensione su Rockit.it
https://www.rockit.it/recensione/38165/franksinutre-the-boy-who-believed-he-could-fly

Frank Sinutre su Il manifesto del 20.01.2018

Frank Sinutre sulla homepage di Musicraiser:

Frank Sinutre sulla Gazzetta di Mantova 09.12.2017:


Frank Sinutre sulla Gazzetta di Mantova:

Frank Sinutre intervista e live su radio sherwood-Sherwood Open Live bit.ly/live_SOL36_FrankSinutre
Frank Sinutre recensione su "KD Cobain"
Frank Sinutre - The Boy Who Believed He Could Fly (2017)
Terzo album per i Frank Sinutre, progetto nato nel 2011 dalla mente di Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez. La particolarità di questo duo, è è l'integrazione tra chitarre, e voci di Michele e i synth di Isi. Quest'ultimo ha costruito personalmente reactaBOX, un controller midi basato sul framework reacTIVision, un cubo luminoso che funziona appoggiando e muovendo speciali oggetti sulla sua superficie, e drummaBOX, una drum machine acustica basata su Arduino. Tanti ibrani degni di nota: "Driving Thru A City By Night" è morbida e notturna, mentre "Urban-Park-Sleeping Lovers è un electrofunk tra Kraftwerk e Devo con tanto di vocoder, mentre la lunga chiusura di sedici minuti di "Credeva Di Volare (1.000) si muove su territori techno-ambient stile Warp. 
Un disco che affascina per il suo essere un prodotto di puro artigianato sonoro, e un ascolto piacevole e consigliato.

Frank Sinutre recensione su "The Pit of the Damned"
http://thepitofthedamned.blogspot.it/2017/10/frank-sinutre-boy-who-believed-he-could.html
#PER CHI AMA: Funk Electro Dance, Offlaga Disco Pax, Brian Eno
I Frank Sinutre sono una vecchia conoscenza del panorama italiano che da tempo solca l'alternativa musicale del bel paese. Tornano nel 2017 con un album nuovo (il terzo), 'The Boy Who Believed He Could Fly', ed una proposta fresca e ben fatta. Siamo nei paraggi della musica sintetica, elettronica e che strizza l'occhiolino alla elettro/dance senza vergogna (vedi il funk plastificato di "Sunset with Sunrise") e cerca sempre lo spiraglio per riuscire a creare un pop che per certi aspetti si dica intellettuale. Tra vocoder alla Daft Punk, atmosfere sospese alla Air ed il gusto da classifica dei Subsonica, i Frank Sinutre provano la via del pop di classe a 360°, contornato da atmosfere soffici e suadenti, come nel brano "Credeva di Volare", particolare e giustamente critico nei confronti del vivere sempre più limitato imposto dalla società attuale, unico brano cantato peraltro in lingua madre da Cranch (in veste di ospite) che si ricollega per incanto al Tricarico più tagliente. La forza comunque del disco va ricercata anche in una cura maniacale dei suoni, un'ottima produzione, un gusto per il digitale esasperato che ricollega il duo Pavanelli/Menghinez alla migliore tradizione dance internazionale alternativa, alla lounge music riflessiva e d'ambiente. Undici brani creativi in un universo musicale che offre mille sbocchi sonori, in un mondo, quello del digitale che permette di arrivare ovunque (leggasi anche Ultimae Records). Ottima è la rivisitazione finale in versione minimal/ambient strumentale di "Credeva di Volare", con una splendida vena sperimentale, suoni rubati ai vecchi videogame dal bar di paese di una volta, ritmica ridotta all'osso e ambienti sonori astratti, dal lontano e futurista sentore etnico. Un disco gradevole, moderato che non carica né banalizza troppo il suono, anche se i sedici minuti del brano conclusivo, meritano una riflessione sulla vera natura e sulla via perseguibile dalla band in futuro. (Bob Stoner)
(New Model Label - 2017)

Frank Sinutre su "This Land Is Your Land": progetto di valorizzazione del patrimonio musicale locale-Le realtà musicali del basso mantovano:

Frank Sinutre su S’Ignora Musica su RadioEvolution la radio degli studenti universitari di Parma:
Frank Sinutre su Radio OCWR: www.ohcristo.com

Frank Sinutre recensione "The Boy Who Believed He Could Fly" su Out Fanzine + RadioOut:
blogger.com/blogger.g?blogID=5476961046297507243#allposts
Una delle uscite più notevoli del post-qualcosa, anche se l’esistenzialismo elettronico (Credeva di Volare), il classicismo synth pop (Challenger 1986), le pulsioni elettriche e danzerecce di certi pezzi, al limite del funk ( Be all you can be) ci porta in teoria assai lontani dal contenitore in cui vorrei ficcare apposta i Frank Sinutre, ma mi sorregge la convinzione che la grammatica del post-vattelappesca non sia stata minimamente codificata, e così questi saggi e divertenti figli dei favolosi anni ’80 possono di diritto ambire a costruire una tessera di questo nuovo puzzle. 

Ma non è solo sperimentazione sonora, ma anche ricerca meccanica ed elettrica, con l’invenzione e la modifica di strumenti elettronici home, che permette un approccio intenso e carnale con le protesi sonore che propagheranno il suono, un’intimità che si avverte, si vive ad ogni traccia.Un vero e proprio colpaccio averli tra le proprie fila per la New Model Label, segno che nel sottobosco c’è vita.PS. sono riuscito a recensirli senza nominare una volta Air, Boards of Canada e Aphex Twin. Grazie, clap, clap.


Frank Sinutre al 142posto della chart croata:
Frank Sinutre su La Voce Che Stecca: recensione "The Boy Who Believed He Could Fly"
I «Frank Sinutre», duo fondato nel 2011 e specializzato in musica elettronica, sono arrivati al loro terzo lavoro in studio, dopo anni di performance dal vivo sia nei locali sia come «colonna sonora vivente» in molti progetti italiani e stranieri di video art. Il loro segreto? Il perfetto equilibrio fra le chitarre elettriche di Michele K. Menghinez, maestro di scuola elementare, e i sintetizzatori di Isi Pavanelli, ingegnere di laboratorio, che da solo si è costruito un reactaBox, un cubo che funziona come un controller midi muovendo degli speciali oggetti sulla sua superficie.
Tutti questi elementi sono fondamentali per i concerti dei «Frank Sinutre», sia dal punto di vista visivo sia da quello musicale: attraverso strumenti come il già citato reactaBox (che non è l’unica invenzione di Pavanelli) il duo può conciliare perfettamente la parte live con le sequenze midi.
«The boy who believed he could fly» è composto da 12 brani in italiano e in inglese, ed è un lavoro ispirato dalla storia di una persona che pensava di poter volare grazie a un ombrello. Menghinez e Pavanelli spiegano: «E non stiamo parlando né di Mary Poppins né di Batman travestito da Mary Poppins. È solo la storia di un nostro amico che pensa di poter volare sopra tutta la spazzatura del mondo. È una persona reale».
Il risultato è un disco estremamente particolare, fatto di molte anime diverse che mostrano l’eterogeneità dei gusti musicali dei due artisti. Dalla tradizionale canzone in Urban-Park-Sleeping Lovers, alle atmosfere electro-funk di Driving Thru a City by Night, dal blues futuristico di La forma del sol agli arpeggiatori di Challenger 1986. Fino al 4 luglio prossimo, il duo è impegnato in una campagna di crowdfunding per costruire il reactaBox 3, uno strumento ancor più sofisticato per permettere la migliore esecuzione possibile di questi brani dal vivo. Per chi volesse aiutarli a raggiungere i 1600 necessari per la campagna, qui ci sono tutte le informazioni anche sulle ricompense.

Frank Sinutre recensione su Mat2020:
http://mat2020.blogspot.it/2017/10/frank-sinutre-boy-who-believed-he-could.html
Frank Sinutre
“The Boy Who Believed He Could Fly”
New Model Label
di Stefano Caviglia

“Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più”
         Oscar Wilde

Chissà quante persone vedremo volare attaccati da un ombrello, di giorno di notte. Nella speranza di vivere.
Impossibile dare torto ai Frank Sinutre.
Il lavoro di Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez si articola su 12 brani .
Tre di questi  hanno lo stesso titolo, “Credeva di volare”, e sono inseriti appositamente all’inizio al centro e alla fine del loro lavoro un pò come un fil rouge.
Forse si può cogliere il motivo, il perché di questa scelta ascoltando, oltre la musica, il testo della seconda (0.667).
Dal punto di vista musicale la band ci offre in molte tracce un esempio di come l’elettronica in simbiosi con  chitarre, basi ritmiche e voci, possa creare un’atmosfera calda, un ambiente sonoro piacevole, in taluni passaggi avvolgente.
Si rivivono momenti che evocano sonorità degli anni 70/80 musica dance e quello che una volta veniva definito “pop elettronico”.
Un aspetto che colpisce favorevolmente chi ascolta è la capacità del duo di sovrapporre a tappeti ritmici relativamente semplici - 4/4 soprattutto - delle variazioni, dei temi davvero interessanti.
Questa scelta che denota fantasia e creatività compensa una certa omogeneità delle scelte sonore, che a volte rischiano di diventare non ripetitive ma monocorde.
Anche se tutto ciò può essere frutto di una libera e cosciente scelta artistica.
Che Pavanelli e Menghinez sappiano fare musica è fuori discussione, e la traccia 10, “La forma del sol” lo dimostra,  una sorta di blues psichedelico con un ottima slide giutar che accompagna tutto il brano, con una potente sezione ritmica e solo qualche gocciolina di synth, voci accennate. 
La traccia 4 merita anch’essa una sottolineatura, “Driving Thru A City By night”, una ballata molto notturna, come da titolo, senza giungere nelle vicinanze del cupo.
Forse il brano successivo, “What A Strange Life”, per scelte sonore e ambiente sonoro ricorda il precedente con qualche tinta leggermente nebbiosa in più.
Troviamo forse nella traccia 7, “Credeva di volare (0.667)”, soprattutto nelle parole dette sul sottofondo di un arpeggio di chitarra acustica, il mood, o più semplicemente il vero centro di questi 12 brani, un po’ come la capitale di uno stato.
Si sente a chiare lettere la non volontà di omologazione, una ostilità non tanto al mondo dei “grandi“ degli adulti, ma alle manifestazioni di quel mondo che causano l’omologazione, il rischio della perdita della propria libertà.
Come diceva qualcuno bisogna vivere non esistere.
I  “Frank” vivono, eccome,  si esprimo, con proposte musicali a volte originali a volte meno.
Comunque lo fanno mettendo in campo il loro talento e compiendo scelte anche coraggiose, per esempio rischiare di essere considerati dei nostalgici degli anni ‘80, (non sarebbe comunque una colpa grave) o forse amare eccessivamente l’elettronica.
Nel loro stile originale e spesso raffinato si riesce a cogliere nitidamente la ricerca e lo sforzo creativo che ha preceduto la composizione e l’assemblaggio dei vari pezzi.
Forse questa non è la band che ti “spacca il cuore”, che ti fa venire i brividi al primo ascolto.
Vanno ascoltati, riascoltati con attenzione magari tra le pieghe… le sorprese non mancano.
Silenzio… Frank Sinutre!



Frank Sinutre recensione su Music Map:
“The Boy Who Believed He Could Fly” è il titolo scelto dai mantovani Frank Sinutre per il loro terzo disco, un lavoro che prosegue l’esplorazione di scenari elettronici attraverso l’uso di controller e drum machine costruiti dagli stessi protagonisti del progetto. Come si evince dal titolo, la nuova fatica discografica dei lombardi narra la storia di “un uomo che crede di poter volare sopra il mondo e tutto ciò che non gli piace”. “The Boy Who Believed He Could Fly” contiene dodici tracce eterogenee, sempre imprevedibili, la prima delle quali, dopo l’ingresso con “Credeva Di Volare (0.333)”, è caratterizzata da suoni elettronici ariosi e ipnotici e da un ritmo spesso (“Sunset With Sunrise”), mentre, poco dopo, “Driving Thru A City By Night” si incupisce leggermente e assume tinte malinconiche. “Challenger 1986”, a dispetto del titolo, immerge in atmosfere anni novanta e precede le suggestioni disco dance di “Be All You Can Be”, le voci robotiche di “Under That Wind” e le carezze dell’alienata “La Forma Del Sol”. Il disco si chiude esattamente com’era iniziato: “Credeva Di Volare (1.000)” torna a lavorare sul materiale già trattato, sfruttando glitch e rumori elettronici per oltre sedici minuti. “The Boy Who Believed He Could Fly” è un disco di suoni e colori che rappresenta l’ispirazione e le capacità compositive dei lombardi, tornati in grande stile. 
(Piergiuseppe Lippolis)

Frank Sinutre recensione su Crampi2:
Frank Sinutre, ovvero: Isi Pavanelli ai synth e Michele K. Menghinez, chitarre e voce, giunti qui al terzo lavoro sulla lunga distanza. Undici pezzi il cui filo conduttore appare un certo gusto per un funk elettronico dai sapori d’oltralpe: inevitabilmente, specie nei momenti più rarefatti, vengono in mente gli Air, ma per chi se li ricorda si potrebbero citare anche i Phoenix e per certi versi, i Daft Punk. “The boy who believed he could fly” – titolo dedicato a un personaggio un po’ di fantasia un po’ no, metafora del ‘volere è potere’, della forza immaginifica del sogno, pronto a tradursi in realtà – si muove tra suggestioni funk anni ’70 e rarefazioni ‘contemporanee’; episodi che tentano la via cantautorale, per lo più in inglese, ma con una parentesi in italiano; una insospettabile e brusca deviazione blues e nel finale un’immersione nella sperimentazione, tra ambient e allusioni ‘glitch’, con una composizione di un quarto d’ora che però finisce per essere un filo troppo ‘pesante’. Il duo dei Frank Sinutre assembla un disco che conserva un discreto appeal senza essere smaccatamente ammiccante, in cui ci si concedono uscite dal binario principale per mostrare di essere in grado di fare altro, anche se in fondo non sempre queste ‘escursioni’ appaiono necessarie.Un lavoro che comunque col suo clima spesso avvolgente e i battiti talvolta molto suadenti riesce ad a coinvolgere in più di un episodio.
Frank Sinutre su Atom Radio sulla rubrica Itlians do it better:
http://www.atomradio.it/italians-do-it-better/

Frank Sinutre sulla playlist di Spotify targata MusicRaiser:#NewMusicRaiserThursday con Almamegretta, INRI, Matthew S, Cucina Sonora, Star Trick, 
https://open.spotify.com/…/…/playlist/5cJvsF0a77MHKqnLzbCAEd

I Frank Sinutre raccontati da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez su MusicLetter: http://www.musicletter.it/?x=entry%3Aentry170530-223108
Il progetto Frank Sinutre nasce nell’aprile 2011 presso l’associazione culturale la Saletta di Sermide (MN) e più precisamente sul pianerottolo delle scale che divide due sale prove: la prima dei Bianconiglio e la seconda de La Fabbrica di Vapore. Alla prima band appartiene il chitarrista Michele K. Menghinez, maestro di scuola elementare, con la quale nel decennio fra il 2001 e il 2011 pubblica 2 dischi e un EP; alla seconda band appartiene Isi Pavanelli, ingegnere di laboratorio, chitarrista e dedito alla musica elettronica. È su questo pianerottolo che divide le sale prove di queste due band sermidesi che Isi e K. iniziano a collaborare insieme in un progetto che diventerà qualcosa, poi altro, e poi altro ancora…Iniziano scrivendo pezzi sottoforma di narrazioni musicali: ai racconti di Michele K. che usava nelle newsletter con i Bianconiglio, viene aggiunta la musica di Isi: vengono registrati 4 pezzi in tutto. Isi si dedica alla parte elettronica e non solo (korg synth R3, reactable, vocoder, drum machine acustica, banjo), mentre K lavora sugli strumenti (chitarra, basso, batteria, percussioni e voce). Isi, inoltre si dedica alla costruzione di strumenti elettronici: prima il reactabox (un controller midi ispirato al celebre Reactable, a forma di cubo luminoso che funziona appoggiando speciali oggetti su uno schermo), in seguito costruisce una drum machine acustica (una scatola in legno con dei martelletti che picchiano su diversi materiali che utilizza la tecnologia Arduino); successivamente costruisce un secondo Reactabox più performante e maneggevole. In buona sostanza il suono dei Frank Sinutre si basa molto sull’utilizzo di questi strumenti autocostruiti, soprattutto nei live. A partire dal 2012 hanno portato lo spettacolo in circa 250 live gigs sparse fra Italia, Svizzera e Slovenia in svariate situazioni: live club, disco, festival, centri sociali, ma anche molte installazioni di videoarte patrocinate dalle università, seminari sulla musica, presentazioni di libri, sonorizzazioni a performance di body painting, serate a sostegno delle comunità LGBT; percorrendo le strade che portavano a Roma, Milano, Torino, Bologna, Zurigo, Ljubjana, Genova… ma sempre per ritornare a Sermide, il paesino in provincia di Mantova da dove vengono e dove nella loro casa di campagna hanno scritto tre dischi: nel 2012 La Colpa della Leonessa, colonna sonora per lo spettacolo teatrale inserito nel Festival internacional de teatro social di Valencia in Spagna, pubblicata per Vittek Records. Il secondo disco Musique pour les Poissons, pubblicato nel 2014 per l’etichetta newyorkese System Recordings esce in concomitanza al libro di Michele K. Menghinez “Racconti per Pesci del Mare d’Aria”, il libro e il disco risultano fin da subito intrinsecamente legati uno all’altro e in quest’ultimo infatti sono presenti diversi reading: l’opzione di lasciare in base le narrazioni apriva la strada a molteplici tipologie di soluzioni; i discorsi diretti fatti dai personaggi stessi della storia, l’utilizzo di più voci narranti e molto altro. Nella canzone Iolanda Pini, per esempio, viene raccontata l’esperienza di obiettore di coscienza di Michele K. Menghinez, e il suo incontro con Iolanda Pini, una vecchietta molto simpatica ma anche con un alzheimer galoppante che gli rivela il senso della vita, o almeno uno dei possibili sensi. In questo pezzo la narrazione in base ha permesso di utilizzare la voce della nonna di Isi per interpretare la parte di Iolanda, anche perché l’alternativa sarebbe stata quella di prendersi su la nonna a ogni concerto, e lei voleva dei soldi. Infine il 19 maggio 2017 esce il terzo album The Boy Who Believed He Could Fly pubblicato per New Model Label: il disco racconta la storia di un eterno fanciullo, una persona che per noi è impossibile non prendere come esempio, come qualcosa di preziosissimo da conservare in una teca antiproiettile: in copertina il nostro eroe tenta di volare con un ombrello, il suo ombrello è la fantasia che lo porta a planare leggero sopra alle varie schifezze del nostro tempo moderno sempre più infarcito di pose, status e discorsi sempre più tristi di noi adulti sui bolli auto da pagare o sulle domiciliazioni delle bollette del gas. Proprio in relazione ai live di questo ultimo disco i Frank Sinutre più che ad allargare la gamma degli strumenti hanno pensato di migliorarla: saranno impegnati infatti fino al 6 luglio 2017 in una campagna di crowdfunding su Music Raiser, la nota piattaforma di “finanziamento dal basso” interamente dedicata al mondo della musica per la realizzazione di un terzo ReactaBOX: il reactaBOX-3. Lo scopo è quello di realizzare uno strumento più affidabile e performante e che permetterà loro di esprimere al meglio il nuovo disco: migliorando il design, riscrivendo il software e utilizzando componenti di qualità superiore saranno in grado di risolvere diversi problemi presenti nelle due versioni costruite fino a ora. (Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez dei Frank Sinutre). Uno su tutti il problema relativo alle interferenze con le sorgenti di luce troppo forti che manifesta la webcam ad infrarossi posta all’interno dello strumento che permette di leggere le immagini: per questo motivo i Frank Sinutre hanno effettuato finora solo performance live con illuminazione dal basso, ed esclusivamente alla sera per quel che riguardava i festival outdoor, guadagnandosi così la nomea di “vampiri dell’elettronica underground”. Un ultimo non trascurabile aspetto è quello che riguarda i videoclip: da sempre i Frank Sinutre collaborano con il videomaker Giovanni Tutti (a cui è stato addirittura dedicato questo ultimo album The Boy Who Believed He Could Fly) nella realizzazione dei loro clip in stop motion: accanto alla sala prove dei ragazzi, nella stanza adiacente lavora Giovanni, i suoi tavoli sono dei veri e propri set cinematografici, dove campeggiano omini mostruosi in plastilina, macchinine futuribili fatte di lego, sfondi di cartone colorati a tempera, piccoli mobili che ricreano gli ambienti dove si svolgono le storie animate di Giovanni, ovviamente detta così sembra molto bella questa stanza, in realtà è un gran casino sparso. I Frank Sinutre dedicano questo disco proprio al casino di quella stanza di Giovanni che li ha ispirati così tanto alla produzione di questo album. Tutto questo è materiale è reperibile sul nostro canale YouTube. (Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez dei Frank Sinutre)

Recensione Frank Sinutre su Radiocoop del 24/05/2017:
Terzo album per il duo elettronico mantovano (nato nel 2011 da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez) che utilizza anche strumenti autocostruiti per produrre un sound molto cinematografico nel suo essere algido, descrittivo ed evocativo. Si possono cogliere...

Recensione Frank Sinutre su Indie Per Cui:
http://indiepercui.altervista.org/frank-sinutre-the-boy-who-believed-could-fly-new-model-label/
E’ un tuffo elettronico artigianale, è l’istantanea che raccoglie l’attimo e consente all’ascoltatore di fare un fermo immagine imminente e nel contempo stratificato dove i particolari e le sfumature sono accentuate da reprise sostanziali e sostanziosi e dove l’aria di fondo permette di sfidare la gravità verso nuovi limiti e mondi sempre più lontani. Il nuovo lavoro certosino dei Frank Sinutre è un disco elettronico, ma nel contempo è anche un disco d’atmosfera che riesce a racchiudere la potenza espressiva di Moby con l’idea di movimento circolare di band come Air per un suono d’insieme di notevole caratura capace di esprimersi lungo tutte le dodici tracce del disco e non ha paura di osare, anzi, al suo interno racchiude proprio quel bagliore sfrontato di poesia sonora che in questo insieme ben delineato di brani trova il suo punto di sfogo. Ascoltare ora i Frank Sinutre è un po’ come fare un salto da un grattacielo accompagnati solo da un ombrello, è lo sfidare i nuovi mulini a vento della nostra società è il ritrovare se stessi all’interno di un circuito elettronico che vibra attese infinite.
Frank Sinutre recensione "The Boy Who Believed He Coul Fly" su MusicTraks
The Boy Who Believed He Could Fly è il terzo album per i Frank Sinutre, formazione elettronica di Sermide (MN) che utilizza una strumentazione che prevede controller e drum machine costruiti da loro. Frank Sinutre è un progetto creato nel 2011 da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez. Il concetto dell’album è riassunto così in breve dalla band:“Il disco è dedicato alla storia di una persona che credeva di volare con un ombrello, non è Mary Poppins e nemmeno Batman vestito da Mary Poppins. E’ solo la storia di una amico che crede di volare con un ombrello sopra al mondo e a tutto ciò che non gli piace. Questa persona è vivente. Vive, come gli viene. Nonostante l’incedere inesorabile del tempo e ai nostri discorsi da adulti hanno cambiato soggetto, ha capito come si fa a volare. Con un ombrello. Quest’estate, mentre state passeggiando con la testa fuori dalla finestra del vostro monolocale in città o nella vostra villetta a schiera in paese, buttate un occhio in aria magari lo vedete passare col suo ombrello”.
Frank Sinutre traccia per traccia
Dopo l’introduzione breve di Credeva di volare (0.333), ecco una ben più marcata Sunset with sunrise, ricca di sonorità elettroniche vintage multicolori, ma anche di un ritmo consistente. Voci robotiche e un certo groove caratterizzano Urban – Park – Sleeping Lovers.
Colori più oscuri e sonorità più morbide dichiarate fin dal titolo con Driving Thru A City By NightWhat a Strange Life conserva una certa sfera di intimità ma anche un drumming marcato e un mood malinconico. Challenger 1986 al contrario si dipana sulle tendenze elttroniche internazionali dai 90s in avanti, con un ritmo cadenzato e variazioni melodiche.
Si torna a Credeva di volare (0.667) che riprende le tematiche morbide dell’intro e le sviluppa su basi angeliche, con una voce recitata in italiano. Be all you can be scende dalle nuvole per introdurre linee molto più consistenti. Under that wind ripropone le voci robotiche, ma in un contesto molto notturno e malinconico.
La Forma Del Sol invece si propone con un mood e sonorità quasi country rock. But The Boy Believed To Fly instilla principi pop-rock, sempre senza risultare eccessivamente aggressiva. Si chiude con la lunga reprise di Credeva di Volare (1.000), di nuovo sugli stessi temi, questa volta però punteggiati e rielaborati in senso glitch.
Il disco dei Frank Sinutre conferma la crescita del combo elettronico, con un buon gusto sparso per tutte le tracce.
Frank Sinutre su Visioni Sonore:
Frank Sinutre, il progetto creato nel 2011 da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez arriva al terzo album dopo anni di performance live in club e altre situazioni artistiche in Italia e all’estero. Il primo elemento che risalta è l’integrazione tra chitarre, e voci di Michele e i synth di Isi. Quest’ultimo ha costruito personalmente reactaBOX, un controller midi basato sul framework reacTIVision, un cubo luminoso che funziona appoggiando e muovendo speciali oggetti sulla sua superficie, e drummaBOX, una drum machine acustica basata su Arduino. Questo risultato caratterizza i live set della band anche dal punto di vista visivo, ma soprattutto sonoro. Le tracce dei Frank Sinutre mostrano diverse anime e in diversi episodi del disco emerge la loro volontà di scrivere vere e proprie canzoni, come in “Urban-Park-Sleeping Lovers”, funk elettronico con tanto di vocoder e atmosfere 70s a “Driving Thru The City By Night”, episodio notturno e downtempo o il blues futuristico di “La Forma Del Sol” e gli arpreggiatori di “Challenger 1986”. La musica dei Frank Sinutre convive poi con le immagini di Giovanni Tutti, videomaker che da sempre collabora con la band, spesso e volentieri anche nei live.Il concetto dell’album è riassunto così in breve dalla band:“Il disco è dedicato alla storia di una persona che credeva di volare con un ombrello, non è Mary Poppins e nemmeno Batman vestito da Mary Poppins. E’ solo la storia di una amico che crede di volare con un ombrello sopra al mondo e a tutto ciò che non gli piace. Questa persona è vivente. Vive, come gli viene. Nonostante l’incedere inesorabile del tempo e ai nostri discorsi da adulti hanno cambiato soggetto, ha capito come si fa a volare. Con un ombrello. Quest’estate, mentre state passeggiando con la testa fuori dalla finestra del vostro monolocale in città o nella vostra villetta a schiera in paese, buttate un occhio in aria magari lo vedete passare col suo ombrello.”

Frank Sinutre su Mescalina:
http://www.mescalina.it/musica/news/7784/newmodellabel
Frank Sinutre, il progetto creato nel 2011 da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez arriva al terzo album dopo anni di performance live in club e altre situazioni artistiche in Italia e all'estero.
Il primo elemento che risalta è l'integrazione tra chitarre, e voci di Michele e i synth di Isi. Quest'ultimo ha costruito personalmente reactaBOX, un controller midi basato sul framework reacTIVision, un cubo luminoso che funziona appoggiando e muovendo speciali oggetti sulla sua superficie, e drummaBOX, una drum machine acustica basata su Arduino. Questo risultato caratterizza i live set della band anche dal punto di vista visivo, ma soprattutto sonoro. Le tracce dei Frank Sinutre mostrano diverse anime e in diversi episodi del disco emerge la loro volontà di scrivere vere e proprie canzoni, come in “Urban-Park-Sleeping Lovers”, funk elettronico con tanto di vocoder e atmosfere 70s a “Driving Thru The City By Night”, episodio notturno e downtempo o il blues futuristico di “La Forma Del Sol” e gli arpreggiatori di “Challenger 1986”. La musica dei Frank Sinutre convive poi con le immagini di Giovanni Tutti, videomaker che da sempre collabora con la band, spesso e volentieri anche nei live.
Il concetto dell'album è riassunto così in breve dalla band:
Il disco è dedicato alla storia di una persona che credeva di volare con un ombrello, non è Mary Poppins e nemmeno Batman vestito da Mary Poppins. E' solo la storia di una amico che crede di volare con un ombrello sopra al mondo e a tutto ciò che non gli piace. Questa persona è vivente. Vive, come gli viene. Nonostante l'incedere inesorabile del tempo e ai nostri discorsi da adulti hanno cambiato soggetto, ha capito come si fa a volare. Con un ombrello. Quest'estate, mentre state passeggiando con la testa fuori dalla finestra del vostro monolocale in città o nella vostra villetta a schiera in paese, buttate un occhio in aria magari lo vedete passare col suo ombrello."



Frank Sinutre su Underground Zine giugno/luglio/agosto 2017https://issuu.com/undergroundzinewebzine/docs/uz_giugno_luglio_agosto_2017
Frank Sinutre su Radio Cruzeiro (Portogallo):
Frank Sinutre su Radio Città del Capo:
Frank Sinutre intervista su kultunderground:
http://www.kultunderground.org/art/18516
DavideCiao. Come si colloca e si svolge il terzo disco in continuità e in evoluzione rispetto ai primi due vostri lavori? 
Frank Sinutre
Rispetto ai dischi passati, soprattutto al secondo “Musique pour les Poissons” (perchè il primo consisteva in una colonna sonora per lo spettacolo teatrale “La Colpa della Leonessa” inserita nel Festival de Teatro Social di Valencia in Spagna), in cui ogni traccia nasceva da una piccola jam di partenza che spesso già suonavamo nei live, si è deciso di elaborare canzoni partendo da zero, senza averle suonate prima in studio o in qualche live. La sostanziale differenza è che “Musique” lo suonavamo già dal vivo molto prima che uscisse il release digitale e i pezzi si sono costruiti strada facendo, live set dopo live set, mentre per “The Boy Who Believed He Could Fly” (uscito il 19 maggio per l'etichetta di Ferrara New Model Label) tutto il processo compositivo è stato strutturato interamente in studio, cioè in casa: infatti come per gli altri dischi abbiamo deciso di registrare tutto nella casa di campagna dove proviamo. In questo modo si ha la possibilità di ritornare sulle tracce per modificarle anche a distanza di tempo. Ovviamente questo comporta il dover trascorrere più ore a lavorare bene sui suoni.
Inoltre “Musique pour les Poissons” era un disco ambientato “in acqua” potremmo dire, mentre questo terzo disco è ispirato all'aria. Chissà, probabilmente il prossimo avrà come tema centrale l'elemento terra...
Davide
In “The boy who believed he could fly” ho sentito echi della easytronica degli Air. Di quale musica si è nutrito finora e si nutre oggi Frank, oltre che della propria?
Frank Sinutre
Abbiamo da sempre un piccolo motto: “Odio tutti i vecchi che snobbano la musica dei giovani e odio tutti i giovani che snobbano la musica dei vecchi”; è un po' la nostra regola. Abbiamo molti artisti di riferimento vecchi e nuovi. Forse però non ha molto senso parlare di vecchio e nuovo per una cosa così bella e senza età come la musica. La musica è un po' come un tapis roulant in fondo, dove tutto torna e scompare sempre.
Gli artisti che più ci hanno influenzato sono Brian Eno, John Cage, Pink Floyd, Air, Thievery Corporation, Radiohead, Massive Attack, Daft Punk, Moderat, Bonobo, Nicolas Jaar, Lcd Soundsystem.
Resta poi comunque molto interessante per noi ascoltare cose che non appartengono propriamente al genere di riferimento; diventa importante proprio per mescolare e rielaborare in modo personale la musica. Non c'è da aspettarsi che tutti concordino, ma Leone di Lernia per noi è stato comunque un grande artista, a suo modo, ma grande. Diciamo questo a titolo esemplificativo, giusto per ribadire che la musica bisogna provare ad ascoltarla e mangiarla tutta quanta.
Anche perché in fondo la musica è un cerchio, tutto attorno al cerchio ci sono i diversi generi e sub generi e non importa da che parte del cerchio uno voglia entrare, l'importante è solo entrare.
Davide
Come nasce una composizione musicale,come avviene a voi l'input e come siete soliti procedere, cosa infine soddisfa e chiude ogni vostro lavoro?
Frank Sinutre
Generalmente uno si sveglia di notte e ha un'idea, qualche volta capita anche in bagno. E allora prima che se ne vada l'idea, la registra su uno smartphone, prima che la notte o lo sciacquone del water se la portino via. A forza di raccogliere idee notturne o da water si crea una piccola banca dati di bozze fatta di riff di chitarra, basso o synth ed eventualmente voce. Da questa banca dati si sceglie e attorno a ciascuna bozza ci si costruisce una base in studio; di volta in volta poi si valuta cosa inserire e dove. Inoltre utilizzando strumenti elettronici autocostruiti spesso è necessario confrontarsi con le potenzialità e i limiti dei mezzi che si stanno usando.E si negozia anche a distanza di mesi ritornandoci sopra: aggiungendo, togliendo, tagliando o modificando, cercando di capire che suoni servono, se analogici, digitali, se il basso in questo frangente vuole fatto da un basso vero, o da un synth, stessa cosa per una percussione, capire se un arpeggiatore è appropriato o fa venire il mal di testa, o se una chitarra distorta con l'octaver proprio lì rovina tutto.
Alla fin fine fare un pezzo è proprio come fare una ricetta, non basta andare a comprare gli ingredienti, bisogna spendere del tempo per capire come vanno combinati e in quali proporzioni, e  ad apprezzare proprio il fare e rifare le ricette, preoccupandosi più del processo che del prodotto finito in sé.
Davide
Come nascono le collaborazioni con Zighi e Cranchi? Cosa cercate da una collaborazione?
Frank Sinutre
Per quanto riguarda il contrabbassista Zighi, Francesco Zacchi, ora trasferitosi in Inghilterra, è un amico di sempre, quindi un giorno mentre passava a trovarci in casa l'abbiamo sequestrato e “costretto a regalarci” qualche riff di contrabbasso da loopare o da inserire nelle tracce. Esatto, è stato più un furto di riff.
Per quel che riguarda Cranchi era davvero da un sacco di tempo che volevamo fare una cosa assieme, lo seguiamo dal primo disco “Anima Metal” che è stato davvero un piccolo grande capolavoro! Ad essere sinceri lo odiamo profondamente (stiamo scherzando ovviamente) come anche quegli altri di Radio Algida (Massimo Porta e Mattia Bortesi), la radio di Sermide dove collabora Cranchi; ma ciò nonostante appena scritto il pezzo abbiamo subito pensato a Cranchi per farglielo cantare.
Una collaborazione è un po' come una forma di amicizia estesa al campo musicale.
Davide
Perché avete dedicato una traccia al disastro del Challenger?
Frank Sinutre
In un disco che parla di volare secondo noi era inevitabile parlare anche del cadere... E il Challenger ci sembrava un esempio emblematico di come sia semplice cadere... in fondo è colato a picco per colpa di una guarnizione che non era compatibile con le basse temperature previste per il decollo...
È un evento capitato nell'86 quando Michele era in terza elementare; le immagini del disastro furono trasmesse in tv e al tg e dal giorno dopo tutti i bambini in classe disegnavano astronavi e battaglie fra dischi volanti e razzi che partivano, ricordiamoci che eravamo ancora in clima di guerra fredda e anche se sembra impossibile ricordo che in mensa alle elementari si chiacchierava a nostro modo dei possibili scenari pseudo-fantascientifici fra noi bambini. La prima storia che si vive (e nel nostro caso quella degli anni 80, quando eravamo noi bambini) è proprio quella che trascina con sé più forza evocativa e diventa inevitabile ricordarla con un sapore diverso.
Davide
L'ultima traccia (“Credeva di volare”) è diversa, abbandona le melodie e le atmosfere del downtempo per sedici minuti di musica elettronica destrutturata. Perché avete scelto questo cambiamento di rotta in chiusura del disco?
Frank Sinutre
Il disco racconta la storia di un nostro grande amico, una persona eccezionale, come ne esistono tante al mondo, speriamo, ma con la differenza che la conosciamo bene e sappiamo moltissime storie della sua storia, un po' come se fosse parte della nostra vita stessa. Questa persona è un eterno fanciullo ed è per questo che è impossibile per noi non vederlo come un eroe, come un esempio, come qualcosa di preziosissimo da conservare in una teca antiproiettile: il suo ombrello è la fantasia che lo porta a planare leggero sopra alle varie schifezze del nostro tempo moderno sempre più infarcito di pose, status e discorsi sempre più tristi di noi adulti sui bolli auto da pagare o sulle domiciliazioni delle bollette del gas.  
A livello musicale il disco è raccordato da tre momenti che fanno un po' il punto della situazione, “Credeva di Volare” nelle sue versioni 0,333-0,667-1,000 è un po' il tentativo di rappresentazione del nostro amico eroe: una nascita, una vita (con tutti i suoi scazzi) e una morte che però non significa per forza fine di tutto, ma che costituisce più un fade out lentissimo dalla vita a un volare perenne; quelle atmosfere glitch e quella chitarra con lo slide così ariosa volevano suggerire proprio l'idea di lui che vola sopra a una città, lassù da solo con il rumore del suo volare e basta.
Davide
Quando canto, credo di essere sincero... il pubblico è come una donna – se sei indifferente, è la fine, disse Frank Sinatra. Com'è il vostro rapporto con il pubblico e cosa rappresenta per voi l'esibirvi dal vivo?
Frank Sinutre
Il pubblico di Frank Sinatra era molto diverso dal nostro. All'epoca c'era un certo trasporto per tutto. Ora molta gente esce giusto per uscire alla sera. Diciamo che l'attenzione del nostro pubblico si articola in due fasi: una che riguarda più l'ascolto e una seconda che dà sfogo alle curiosità dei presenti in merito agli strumenti elettronici autocostruiti che usiamo nei live: capita spesso infatti che al termine del concerto qualcuno venga a chiederci come funziona il reactabox, incuriosito da quei cubetti sullo schermo che cambiano i suoni, addirittura domande di provarlo. Qualche volta è stata una vera e propria fiera! Soprattutto all'estero domandano un sacco di cose su come funzioni, su chi l'ha costruito (cioè Isacco, uno di noi due), che software usiamo...
Davide
Cosa seguirà?
Frank Sinutre
Beh un quarto disco con calma, almeno altri 2 clip di questo disco “The Boy Who Believed He Could Fly” e concerti; e proprio in relazione ai live di questo ultimo disco i Frank Sinutre più che ad allargare la gamma degli strumenti hanno pensato di migliorarla: siamo stati impegnati infatti fino al 6 luglio in una campagna di crowd funding su Music Raiser, la nota piattaforma di “finanziamento dal basso” interamente dedicata al mondo della musica per la realizzazione di un terzo ReactaBOX: il reactaBOX-3. Lo scopo è quello di realizzare uno strumento più affidabile e performante e che ci permetterà di esprimere al meglio il nuovo disco: migliorando il design, riscrivendo il software e utilizzando componenti di qualità superiore saremo in grado di risolvere diversi problemi presenti nelle due versioni costruite fino ad ora. Uno su tutti il problema relativo alle interferenze con le sorgenti di luce troppo forti che manifesta la webcam ad infrarossi posta all'interno dello strumento che permette di leggere le immagini: per questo motivo abbiamo effettuato finora solo performances live con illuminazione dal basso, ed esclusivamente alla sera per quel che riguardava i festival outdoor.
Un ultimo non trascurabile aspetto è quello che riguarda i videoclip: da sempre i Frank Sinutre collaborano con il videomaker Giovanni Tutti (a cui è stato addirittura dedicato questo ultimo album “The Boy Who Believed He Could Fly”) nella realizzazione dei loro clip in stop motion: accanto alla nostra sala prove, nella stanza adiacente, lavora Giovanni, i suoi tavoli sono dei veri e propri set cinematografici, dove campeggiano omini mostruosi in plastilina, macchinine futuribili fatte di lego, sfondi di cartone colorati a tempera, piccoli mobili che ricreano gli ambienti dove si svolgono le storie animate di Giovanni, ovviamente detta così sembra molto bella questa stanza, in realtà è un gran casino sparso. I Frank Sinutre dedicano questo disco proprio al casino di quella stanza di Giovanni che li ha ispirati così tanto alla produzione di questo album. Tutto questo è materiale è reperibile sul nostro canale Youtube:

http://www.youtube.com/channel/UC4HAxplF1kAD53XHmp-YYxw

Frank Sinutre intervista sul Portale Giovani Prato all'interno di Erba Magazine:http://portalegiovani.prato.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/12904

I Frank Sinutre sono un duo musicale di Mantova che utilizzano nei live strumenti elettronici autocostruiti, come il reactaBOX (un controller midi ispirato al celebre reactable) e drummaBOX (una drum machine acustica basata su Arduino), oltre che strumenti tradizionali (chitarra, synth,vocoder, etc). 
Dopo i primi spunti creativi e sperimentali dai reading, alle jam, il loro primo vero progetto serio nasce nel 2012, quando sono stati incaricati dalla regista Anna Volpi e l'autrice Alessia Colognesi di scrivere la colonna sonora per il loro spettacolo teatrale "La Colpa della Leonessa" che fu inserito nel “Festival Internacional de Teatro Social” di Valencia in Spagna
Da questo primo lavoro è nato un primo cd autoprodotto, registrato, prodotto, mixato e masterizzato presso gli studi della Saletta di Sermide. 
Il loro secondo disco "Musique Pour Les Poissons" è uscito nel 2014 per l'etichetta di New York System Recordings in concomitanza con l’uscita del libro di Michele K. Menghinez "Racconti per pesci del mare d'aria" che ha accompagnato l'uscita del disco.
Il 19 maggio esce il loro terzo lavoro “The Boy Who Believed He Could Fly” per l'etichetta New Model Label, anticipato dalla single track “Driving thru a City by Night".
La redazione di Erba Magazine ha avuto l'opportunità di intervistarli, ecco cosa ci hanno detto in merito al loro ultimo disco e, più in generale, riguardo il loro progetto musicale. 
Il vostro percorso musicale inizia nel 2011. Come vi è venuta l'idea di usare nei vostri lavori, strumenti elettronici "homemade"?
L'idea di utilizzare dal vivo questi strumenti elettronici autocostruiti, come il reactaBOX (ispirato al celebre reactable consiste in un controller midi a forma di cubo luminoso, con all’interno una webcam ad infrarossi, che funziona leggendo delle immagini su dei cubetti che vengono appoggiati e mossi sul cubo) e la drummaBOX (una drum machine acustica basata su Arduino), nasce dall'inventiva di Isacco Pavanelli, quello bravo di noi due (l'ingegnere), che spesso tristemente constatava come la critica principale che venisse mossa alla musica elettronica fosse quella di essere troppo poco "fisica". Il reactabox invece ci offre grandi possibilità di improvvisare e di variare anche nel live quello che stiamo suonando, ovviamente essendo più "fisica" è anche molto più soggetta ad errori ed imperfezioni. Ma questa è cosa buona. Nel 2017 poi abbiamo raggiunto l'obiettivo nel crowd funding per la realizzazione del terzo reactaBOX di Isi Pavanelli (nella campagna Reactabox-3 a new midi experience).
La musica che componete potrebbe essere, per il profani del genere, difficilmente fruibile, considerando che non componete brani in cui c'è un testo vero e proprio. In che modo siete riusciti in questi anni ad avvicinare le persone al vostro progetto?
Le persone che si sono avvicinate a questo progetto erano tutte persone estremamente curiose, capita quasi regolarmente che finito il live qualcuno si avvicini per fare domande e quasi sempre viene anche fatto provare qualcosa all'avventore di turno. Come una specie di giostra. Spesso ci si trova a che fare con veri e propri "addetti ai lavori" e in questo caso nascono scambi e talvolta collaborazioni. Probabilmente è il pubblico più appassionato che si possa avere.
A maggio 2017 è uscito il vostro ultimo disco. In cosa si distacca dai vostri precedenti lavori?
Come per gli altri dischi abbiamo deciso di registrare tutto in casa, cioè nella casa di campagna dove proviamo, sinceramente si hanno molte più possibilità di ritornare sui pezzi e aggiustarli anche a distanza di tempo. Ovviamente questo comporta il dover passare più tempo a lavorare bene sui suoni.Rispetto ai dischi passati (soprattutto al secondo “Musique pour les Poissons” in cui ogni traccia nasceva da una piccola jam di partenza che spesso già suonavamo nei live) si è deciso di elaborare canzoni partendo da zero, senza averle suonate prima in studio o in qualche live. La sostanziale differenza è che “Musique” lo suonavamo già dal vivo molto prima che uscisse il release digitale e diciamo che i pezzi si sono costruiti strada facendo a forza di live set, mentre per “The Boy Who Believed He Could Fly, tutto il processo compositivo è stato strutturato interamente in studio. Un'altra differenza sostanziale è che rispetto agli altri due dischi è più cantato “The Boy”, va da sé che evidenzia anche una ricerca più pronunciata per quanto riguarda l'utilizzo dei vocoder. Parlando sempre di quest'ultimo disco pensiamo che sia senz'altro sensazionale far arrivare un messaggio a più persone possibili, spiegando concetti universali, magari riuscendo a parlare di ciò che non si è visto o vissuto, ma non credo sia proprio il nostro caso... Abbiamo preferito scrivere qualcosa che conosciamo bene e che nel tempo abbiamo seguito e imparato ad amare; un po' come un diario, un po' come quando ci si affeziona. Forse è un po' ardito considerarlo un concept, ma nasce grossomodo dall'esigenza di provare a spiegare qualcosa di vicino, da varie prospettive. Il disco racconta la storia di un nostro grande amico, una persona eccezionale, come ne esistono tante al mondo speriamo, ma con la differenza che la conosciamo bene e sappiamo moltissime storie della sua storia, un po' come se fosse parte della nostra vita stessa. Questa persona è un eterno fanciullo ed è per questo che è impossibile per noi non vederlo come un eroe, come un esempio, come qualcosa di preziosissimo da conservare in una teca antiproiettile: il suo ombrello è la fantasia che lo porta a planare leggero sopra alle varie schifezze del nostro tempo moderno sempre più infarcito di pose, status e discorsi sempre più tristi di noi adulti sui bolli auto da pagare o sulle domiciliazioni delle bollette del gas. A livello musicale il disco è raccordato da tre momenti che fanno un po' il punto della situazione, “Credeva di Volare” è un po' il tentativo di rappresentazione del nostro amico eroe: una nascita, una vita e una morte che però non significa per forza fine di tutto, ma che costituisce più un fade out.
Molti dei vostri videoclip sono realizzati con la tecnica cinematografica della stop motion. Pensate che in questo modo il significato dei vostri pezzi sappia eprimersi meglio, oppure è soltanto una scelta dettata da un gusto personale?
La verità è che fin dagli esordi noi non siamo mai stati in 2, ma in 2 e mezzo: il mezzo è Giovanni Tutti, videomaker, che da sempre ha collaborato con noi nei visual durante i live e che realizza i nostri video. E la cifra di Giovanni risiedeva e risiede un po' nello stop motion: a fianco alla nostra sala prove c'è un'altra stanza più piccola in cui sistemiamo su dei tavoli tutte le scenografie, e i vari soggetti da animare e poi una foto alla volta, in sei mesi, si confeziona un bel clip. La cosa bella è che in questa stanza spesso ci vengono a trovare amici che si mettono a creare cose col pongo o col lego e che puntualmente finiscono per dare il loro contributo alla cosa, in tutti i modi che si possono immaginare. E' una sorta di gioco organizzato...
C'è qualche gruppo o autore di musica elettronica a cui vi ispirate?
Abbiamo un piccolo motto che ripetiamo con fermezza assoluta: “Odio tutti i vecchi che snobbano la musica dei giovani e odio tutti i giovani che snobbano la musica dei vecchi!”; abbiamo molti artisti di riferimento vecchi e nuovi anche se forse non ha molto senso parlare di vecchio e nuovo perchè la musica è un po' come un tapis roulant in fondo, dove tutto torna e scompare sempre.
Facendo dei nomi grossi e più o meno del genere e partendo un po' da lontano, diremmo Brian Eno, John Cage, i Pink Floyd; poi cose più recenti Air, Thievery Corporation, Radiohead, Massive Attack, Duft Punk; e infine molte cose degli utlimi 10 anni: Moderat, Bonobo, Nicolas Jaar, Lcd Soundsystem.
Resta poi comunque molto interessante per noi andare ad ascoltare cose che non appartengono propriamente al genere di riferimento; diventa importante proprio per mescolare e rielaborare in modo personale la musica. Non c'è da aspettarsi che tutti concordino, ma Leone di Lernia per noi è stato comunque un grande artista, a suo modo, ma grande. Diciamo questo a titolo esemplificativo, giusto per ribadire che la musica bisogna provare ad ascoltarla e mangiarla tutta quanta.
Avete suonato molto anche in Europa. Cambia la fruizione musicale del genere dell'elettronica rispetto all'Italia?
Sì, cambia, ha delle variazioni anche regionali, talvolta anche da città a città. Fare dei mini tour in Svizzera e in Slovenia ci ha dato la possibilità di vedere come le persone fruiscono e godono del live. In Slovenia ogni volta ci si trova davanti a persone molto coinvolte, di più rispetto alla media italiana. Anche se va ricordato che in Italia esistono posti meravigliosi dove suonare, gestiti da persone meravigliose che danno il loro tempo e la loro energia per far sì che ci sia un live nel proprio paese, e questa è comunque sempre una gran cosa.
Eleonora Giovannini - ERBA magazine
Frank Sinutre su The Music Blog:
https://www.themusicblog.eu/album-frank-sinutre-the-boy-who-believed-he-could-fly/
Il nuovo album dei Frank Sinutre: “The boy who believed he could fly”Ecco il terzo album dei Frank Sinutre, formazione elettronica di Sermide (MN) che utilizza una strumentazione molto particolare, con controller e drum machine autocostruiti. Il nuovo album, esprime un’elettronica sognante con strumenti autocostruiti, chitarre e synth, da venerdì 19 maggio 2017 in cd e digitale da New Model Label.
Frank Sinutre, il progetto creato nel 2011 da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez arriva al terzo album dopo anni di performance live in club e altre situazioni artistiche in Italia e all’estero.
Il primo elemento che risalta è l’integrazione tra chitarre, voci di Michele e i synth di Isi. Quest’ultimo ha costruito personalmente reactaBOX, un controller midi basato sul framework reacTIVision, un cubo luminoso che funziona appoggiando e muovendo speciali oggetti sulla sua superficie, e drummaBOX, una drum machine acustica basata su Arduino. Questo risultato caratterizza i live set della band anche dal punto di vista visivo, ma soprattutto sonoro. Le tracce dei Frank Sinutre mostrano diverse anime e in diversi episodi del disco emerge la loro volontà di scrivere vere e proprie canzoni, come in “Urban-Park-Sleeping Lovers”, funk elettronico con tanto di vocoder e atmosfere 70s a “Driving Thru The City By Night”, episodio notturno e downtempo o il blues futuristico di “La Forma Del Sol” e gli arpreggiatori di “Challenger 1986”. La musica dei Frank Sinutre convive poi con le immagini di Giovanni Tutti, videomaker che da sempre collabora con la band, spesso e volentieri anche nei live.
Il concetto dell’album è riassunto così in breve dalla band: “Il disco è dedicato alla storia di una persona che credeva di volare con un ombrello, non è Mary Poppins e nemmeno Batman vestito da Mary Poppins. E’ solo la storia di una amico che crede di volare con un ombrello sopra al mondo e a tutto ciò che non gli piace. Questa persona è vivente. Vive, come gli viene. Nonostante l’incedere inesorabile del tempo e ai nostri discorsi da adulti hanno cambiato soggetto, ha capito come si fa a volare. Con un ombrello. Quest’estate, mentre state passeggiando con la testa fuori dalla finestra del vostro monolocale in città o nella vostra villetta a schiera in paese, buttate un occhio in aria magari lo vedete passare col suo ombrello.

Frank Sinutre Live at Le Serre dei Giardini Margherita Bologna

Frank Sinutre su EXHIMUSIC
Frank Sinutre – The Boy Who Believed He Could Fly
il nuovo album, elettronica sognante con strumenti autocostruiti, chitarre e synth
da venerdì 19 maggio 2017 in CD e digitale da New Model Label
Link a video su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=NEnJZxkCemk
Frank Sinutre, il progetto creato nel 2011 da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez arriva al terzo album dopo anni di performance live in club e altre situazioni artistiche in Italia e all’estero.
Il primo elemento che risalta è l’integrazione tra chitarre, e voci di Michele e i synth di Isi. Quest’ultimo ha costruito personalmente reactaBOX, un controller midi basato sul framework reacTIVision, un cubo luminoso che funziona appoggiando e muovendo speciali oggetti sulla sua superficie, e drummaBOX, una drum machine acustica basata su Arduino. Questo risultato caratterizza i live set della band anche dal punto di vista visivo, ma soprattutto sonoro. Le tracce dei Frank Sinutre mostrano diverse anime e in diversi episodi del disco emerge la loro volontà di scrivere vere e proprie canzoni, come in “Urban-Park-Sleeping Lovers”, funk elettronico con tanto di vocoder e atmosfere 70s a “Driving Thru The City By Night”, episodio notturno e downtempo o il blues futuristico di “La Forma Del Sol” e gli arpreggiatori di “Challenger 1986”. La musica dei Frank Sinutre convive poi con le immagini di Giovanni Tutti, videomaker che da sempre collabora con la band, spesso e volentieri anche nei live.
“Il disco è dedicato alla storia di una persona che credeva di volare con un ombrello, non è Mary Poppins e nemmeno Batman vestito da Mary Poppins. E’ solo la storia di una amico che crede di volare con un ombrello sopra al mondo e a tutto ciò che non gli piace. Questa persona è vivente. Vive, come gli viene. Nonostante l’incedere inesorabile del tempo e ai nostri discorsi da adulti hanno cambiato soggetto, ha capito come si fa a volare. Con un ombrello. Quest’estate, mentre state passeggiando con la testa fuori dalla finestra del vostro monolocale in città o nella vostra villetta a schiera in paese, buttate un occhio in aria magari lo vedete passare col suo ombrello.”
Tracklist: 1. Credeva Di Volare (0.333) / 2. Sunset With Sunrise / 3. Urban-Park-Sleeping Lovers / 4. Driving Thru A Chity By Night / 5. What A Strange Life / 6. Challenger / 7. Credeva Di Volare (0.667) feat Cranchi / 8. Be All You Can Be / 9. Under That Wind /10. La Forma Del Sol / 11. But The Boy Believed To Fly – Feat Zighi / 12. Credeva Di Volare (1.000)
https://www.facebook.com/FrankSinutre/
http://www.newmodellabel.com
Frank Sinutre su RipLiveFrank Sinurttre su radio RipLive puntata del 5 maggio 2017:

Frank Sinutre su "Fare Cose". Fra le migliori uscite musicali del mese! 
Frank Sinutre sono in uscita il 19 maggio con il loro terzo album di 12 tracce inedite The Boy Who Believed He Could Fly. Sono un gruppo molto originale, che mischia sonorità di strumenti elettronici autocostruiti e tradizionali. Consigliamo di tenerli d’occhio.


Frank Sinutre su Alta Fedeltà della Voce di Mantova 5 maggio 2017:

https://www.facebook.com/notes/frank-sinutre/frank-sinutre-su-alta-fedeltà-della-voce-di-mantova/1506269489394513/



Frank Sinutre su Rockambula:
http://www.rockambula.com/10-songs-a-week-la-settimana-in-dieci-brani-12-05-2017/

Frank Sinutre su Visioni Sonore:
http://visionisonore.altervista.org/blog/frank-sinutre-the-boy-who-believed-he-could-fly-nuove-date-album/

Frank Sinutre, il progetto creato nel 2011 da Isi Pavanelli e Michele K. Menghinez arriva al terzo album dopo anni di performance live in club e altre situazioni artistiche in Italia e all’estero.Il primo elemento che risalta è l’integrazione tra chitarre, e voci di Michele e i synth di Isi. Quest’ultimo ha costruito personalmente reactaBOX, un controller midi basato sul framework reacTIVision, un cubo luminoso che funziona appoggiando e muovendo speciali oggetti sulla sua superficie, e drummaBOX, una drum machine acustica basata su Arduino. Questo risultato caratterizza i live set della band anche dal punto di vista visivo, ma soprattutto sonoro. Le tracce dei Frank Sinutre mostrano diverse anime e in diversi episodi del disco emerge la loro volontà di scrivere vere e proprie canzoni, come in “Urban-Park-Sleeping Lovers”, funk elettronico con tanto di vocoder e atmosfere 70s a “Driving Thru The City By Night”, episodio notturno e downtempo o il blues futuristico di “La Forma Del Sol” e gli arpreggiatori di “Challenger 1986”. La musica dei Frank Sinutre convive poi con le immagini di Giovanni Tutti, videomaker che da sempre collabora con la band, spesso e volentieri anche nei live.
Il concetto dell’album è riassunto così in breve dalla band:
Il disco è dedicato alla storia di una persona che credeva di volare con un ombrello, non è Mary Poppins e nemmeno Batman vestito da Mary Poppins. E’ solo la storia di una amico che crede di volare con un ombrello sopra al mondo e a tutto ciò che non gli piace. Questa persona è vivente. Vive, come gli viene. Nonostante l’incedere inesorabile del tempo e ai nostri discorsi da adulti hanno cambiato soggetto, ha capito come si fa a volare. Con un ombrello. Quest’estate, mentre state passeggiando con la testa fuori dalla finestra del vostro monolocale in città o nella vostra villetta a schiera in paese, buttate un occhio in aria magari lo vedete passare col suo ombrello.”